Gatto clandestino a bordo e il treno ritarda 30 secondi
Solo in Giappone un treno che ritarda di 30 secondi diventa una notizia nazionale. Protagonista del misfatto poi è anche l’animale più amato dai giapponesi, un gatto. Probabilmente è proprio questa la ragione per cui la notizia è diventata così virale, non tanto il ritardo di per sé. Infatti è vero che i treni giapponesi spaccano il secondo, soprattuto i famosi Shinkansen, ma a volte ci sono cause di forza maggiore che non dipendono dai giapponesi. Queste li fanno arrivare in ritardo anche nel paese più puntuale del mondo, ed è proprio quello che è successo qualche giorno fa.
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La storia è ambientata a bordo di un treno superveloce della Kamaishi Line, nella prefettura di Iwate. Ad un certo punto un gattone bianco e arancio entra nel treno e, nel tentativo di prenderlo per farlo scendere ad opera di un addetto, si accumula l’imperdonabile ritardo. Il capotreno lo annuncia e a quanto pare i viaggiatori non si turbano particolarmente per questo inconveniente, anzi. Che la causa fosse un gatto che voleva viaggiare senza biglietto solleva un caso e la conseguente viralità sul web della notizia.
Le foto dell’insolita motivazione del ritardo di un treno giapponese, pubblicate su twitter dall’utente @c61_20, hanno totalizzato oltre 30,4 milioni di visualizzazioni! In Giappone il tema della puntualità è cruciale, perché arrivare tardi ad un appuntamento, a scuola o a lavoro è considerato molto scortese.
釜石線は猫による無賃乗車対応の為、30秒遅れです pic.twitter.com/aRCahaIdAP
— あゝ学生 (@c61_20) June 9, 2023
Pensate che quando capita che un mezzo di trasporto ritardi per cause non controllabili come terremoti, bufere, o purtroppo persone che si buttano sotto i treni, esistono delle giustificazioni scritte rilasciate dalle stazioni. Questo foglio da presentare a scuola o al lavoro, evita di far ricevere una nota disciplinare. Perché in Giappone la scusa del treno in ritardo non regge se non documentata, dato che succede davvero raramente.
Pensate che nel 2021 il ritardo di appena 1 minuto provocato da un povero macchinista con un attacco di dissenteria, portò all’apertura di un’inchiesta. Finì che il pover’uomo dovette pagare una multa simbolica pari a 50 centesimi di euro. Poi per principio fece giustamente ricorso chiedendo un risarcimento per danni morali di 17.000 € a causa della pressione subita per sovraesposizione mediatica.
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