In Giappone aumentano gli 'hikikomori'

In Giappone aumentano gli ‘hikikomori

Quasi un milione e mezzo di persone (su 125 milioni totali) in Giappone vivono da reclusi sociali. La parola hikikomori è l’unione del verbo hiku (tirare indietro) e komoru (ritirarsi) e quindi è traducibile come ‘stare in disparte, auto-isolarsi’. Questa sindrome si manifesta con un rifiuto parziale o totale della socialità, dentro e fuori la propria abitazione.

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Molti giovani hikikomori vivono ancora con i genitori, che lasciano loro addirittura il cibo fuori dalla porta. Altri più adulti vivono da soli e le loro case si riducono in uno stato pietoso, perché non escono nemmeno per buttare l’immondizia. Questa condizione può perdurare per mesi o, nei casi peggiori, anche per anni.

In un recente sondaggio, fatto a novembre 2022, è stato riscontrato negli ultimi anni un incremento del 20% di hikikomori in Giappone. Agevolato ovviamente anche dalla pandemia di Covid-19. L’indagine è stata fatta dell’Ufficio di Gabinetto nipponico, ed ha fatto notare che la cifra esatta di 1.460.000 persone rappresenta circa il 2% della popolazione nipponica tra i 15 e i 64 anni di età.

In Giappone aumentano gli 'hikikomori'

Il sondaggio è stato condotto su un campione di 30 mila persone tra i 10 e i 69 anni. Ha rivelato che nella maggior parte dei casi il fattore scatenante del ritiro sociale è l’abbandono del posto di lavoro. Il 44,5%  degli hikikomori adulti, tra i 40 e i 64 anni, lo sono diventati per questo motivo. Seguito dal 20,6% che hanno parlato di emergenza sanitaria. La restante percentuale sono i più giovani, che si sono isolati a causa di problemi a scuola, tra cui anche il bullismo. Queste persona escono dalle loro stanze solo per cose che riguardano i loro hobby. Altrimenti restano rinchiusi, a volte anche per 6 mesi di fila.

Sempre secondo il sondaggio, il 21,5% degli hikikomori dai 15 ai 39 anni si è socialmente isolato da sei mesi a un anno. Il 21,9% di quelli di età compresa tra 40 e 64 anni è rimasto chiuso in casa per circa due o tre anni.  L’indagine governativa sottolinea anche come molte persone, soprattutto le meno giovani, abbiano iniziato ad isolarsi principalmente a causa delle difficoltà di interazione sociale durante la diffusione della pandemia. Invece i più giovani si sono abituatati quando hanno iniziato a seguire le lezioni online o a lavorare in smartworking da casa.

Pur essendo nata in Giappone, si crede che non sia solo la cultura nipponica la causa diretta di questa sindrome. Certo è che un Paese che dà priorità ai bisogni comuni rispetto a quelli individuali e in cui socialmente è normale indossare una maschera, è l’ambiente ideale. Altre statistiche recenti ma a livello globale, mostrano però che anche in altri Paesi del mondo negli ultimi anni gli hikikomori sono in aumento. Nord America e nord Europa sono i più colpiti ma anche in Italia il fenomeno sta purtroppo crescendo. Alcune stime recenti riportano almeno 100.000 casi nostrani, la maggior parte nel nord del Paese.

In Giappone aumentano gli 'hikikomori'

L’anime Welcome to the NHK

Per avere uno spaccato molto realistico e completo del fenomeno hikikomori in Giappone, consiglio una geniale serie d’animazione del 2006 che tratta a 360 gradi l’argomento: Welcome to the NHK. Questo fantastico anime riesce a scavare all’interno della mentalità di un tipico ragazzo hikikomori giapponese. Per farlo unisce il comico al drammatico tanto da rendere il tutto meno pesante di quello che potrebbe essere dato l’argomento. Anzi. E’ proprio la chiave grottesca con cui affronta la tematica che lo rende un vero capolavoro del genere.

Colpisce in modo particolare la rappresentazione di alcuni lati oscuri della società nipponica attraverso i vari personaggi della storia. C’è la depressa dal passato difficile che ha abbandonato la scuola, il nerd/otaku che non può scegliere liberamente il proprio futuro per seguire la strada scelta dai genitori, oppure l’insoddisfatta del proprio lavoro che medita il suicidio.

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Fonte: @Ansa


In Giappone aumentano gli ‘hikikomori