Il Giappone toglie alcune restrizioni per i turisti stranieri
Il Giappone ha riaperto ai turisti stranieri compresi gli italiani, ormai da quasi tre mesi. Ma a giudicare da quanti pochi se ne vedono in giro per il paese non si direbbe affatto. Questo succede perché pur essendo tecnicamente aperto al turismo, lo è solo se si fanno delle visite guidate organizzate da tour operator scelti. Uno stile di viaggio incompatibile con i giovani turisti zaino in spalla che vogliono libertà di azione e sistemazioni economiche.
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Per questo ora i viaggiatori stranieri in Giappone sono pochissimi rispetto al boom degli anni pre-pandemici. Fino al 2019 potevamo cavarcela in molti comprando un biglietto andata e ritorno a 400 € e poi dormire in economici affittacamere, facendo tutto online.
Ora, dato che si può prenotare un viaggio solo tramite agenzie che non lavorano gratis più il caro carburante che ha fatto lievitare anche i biglietti con scalo a 1300-1700 €, in pochi sono disposti a partire. Perché spendere un patrimonio per fare un viaggio in un paese che non ti vuole e in cui si è obbligati ancora ad indossare la mascherina all’aperto e a seguire un gruppo capeggiato da una guida con itinerari, mezzi e orari prestabiliti?
Ma dalla prossima settimana qualcosa cambierà, anche se sempre a piccoli passi. In una conferenza stampa avvenuta mercoledì 31 agosto, il primo ministro nipponico Fumio Kishida ha annunciato alcune modifiche ai regolamenti attualmente in vigore per entrare in Giappone a partire dal 7 settembre:
- Non verrà più richiesto un test Covid negativo ai vaccinati con almeno tre dosi.
- Il limite giornaliero di ingressi aumenterà dalle attuali 20.000 persone a 50.000.
- Infine verrà abolito l’obbligo di avere una guida locale che ci porta in giro assieme ad un gruppo di altre persone. Quindi si potranno anche fare viaggi individuali senza guida ma ad una condizione.
La condizione obbligatoria di poter visitare il paese ancora solo con un “pacchetto turistico” comprato presso una agenzia di viaggi convenzionata. Che significa in pratica avere sistemazioni alberghiere, trasporti e un itinerario turistico predeterminati, pur senza guida, a prezzi gonfiati.
Il presunto vantaggio di questa decisione starebbe nel fatto che se un turista di un pacchetto si infettasse durante il viaggio, i funzionari sanitari sarebbero in grado di tornare indietro lungo l’itinerario che ha seguito per prevenire l’ulteriore diffusione del virus. Ma questa cosa non ha senso. I residenti in Giappone sono liberi di muoversi ovunque e possono essere già infetti, per loro non vale lo stesso discorso? Se infetta uno straniero è diverso rispetto ad un autoctono?
Al momento non è nemmeno chiaro come faranno le autorità ad accertarsi che i turisti senza guida seguano diligentemente un itinerario invece di andare dove gli pare. Forse non considerano che la mentalità di uno straniero è più portata a trasgredire le regole rispetto ad un giapponese. Scommetto che se nessuno controllerà in tanti si sentiranno liberi di snobbare gli itinerari imposti. E in quel caso non avrebbe senso mantenerli per arginare il Covid. A questo punto sarebbe davvero ora di togliere tutte le restrizioni, il Giappone è l’unico paese del G7 che ancora le ha.
Allora sotto queste decisioni c’è davvero un altro motivo. Ovvero una sorta di intolleranza verso il turista giovane che disturba e non fa guadagnare molto. Considerando anche che il Giappone è un paese con molti anziani e comandato da anziani. Si preferisce di gran lunga il turista adulto e con disponibilità economica piuttosto che dei ragazzi che dormono nei capsule hotel e mangiano nei combini…
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