L’Attacco dei Giganti finisce come il suo creatore ha sempre immaginato
Sabato scorso è uscito l’episodio finale dell’adattamento anime by Studio Mappa di Shingeki no Kyojin, L’Attacco dei Giganti, celebre manga di Hajime Isayama serializzato dal 2009 al 2021. E’ stato trasmesso in anteprima esclusiva su Crunchyroll e Hulu, ponendo fine ad una saga lunga ben 10 anni. La prima serie animata da Wit Studio, risale addirittura al 2013.
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Come successo con il manga, best-seller incredibile con oltre 120 milioni di copie in circolazione in tutto il mondo, anche l’anime ha spaccato. Diventando a tutti gli effetti uno degli show più amati degli ultimi anni, anche da chi aveva sempre snobbato gli anime. Gli episodi hanno fatto regolarmente tendenza sui social media, i server di streaming si sono bloccati ad ogni nuova uscita. Addirittura la seconda sigla di apertura della quarta stagione The Rumbling è entrata per la prima volta in assoluto per un anime, nella classifica Billboard negli Stati Uniti.
Il mondo di Shingeki no Kyojin nel tempo si è fatto sempre più completo, non solo manga e anime, ma film animati per il cinema, spin-off cartacei e OVA, adattamenti live-action nipponici e videogiochi. A questo punto manca solo la versione live-action hollywoodiana.. e visto il recente successo del One Piece di Netflix, non è escluso che prima o poi arrivi anche il turno dei Giganti. Ok, bando alle ciance, da qui in poi ci sono SPOILER, se non siete in pari proseguite a vostro danno.

Tutto è iniziato nel 2009 con un manga shounen (target giovani ragazzi) dalla trama potenzialmente semplice. Un ragazzo in cerca di vendetta contro dei giganteschi mostri umanoidi che hanno divorato la madre. Ma piano piano il plot iniziale si evolve in un’intricata epopea di guerra magistralmente sceneggiata. Un mondo immaginario, un medioevo alternativo dettagliatamente strutturato. Con un world-building mappato alla perfezione e ovviamente tantissimi personaggi sfaccettati ai quali ti affezioni mano a mano che vengono approfonditi.
Molti colpi di scena e tradimenti che hanno fatto la storia del genere e dei misteri dipanati con parsimonia, hanno fatto speculare per anni i fan. Fino ad arrivare ad una delle più grandi svolte negli anime moderni. Il protagonista ‘buono’ Eren Jaeger, prima diventa lui stesso il nemico gigante che voleva annientare. Infine il ‘nemico’ di tutti, il cattivo della storia che mette in atto addirittura un genocidio globale da perfetto dittatore.
Nei credits si fa ben intendere che la guerra tornerà, più e più volte, distruggendo il mondo in un ciclo irrimediabile. Il messaggio di Isayama è chiaro e molto realistico se pensiamo alle guerre che ancora flagellano il nostro presente: “l’umanità non riesce proprio ad imparare dai suoi errori”. Il fotogramma finale ci mostra un bambino che è chiaramente un cacciatore col cane e Jaeger significa guarda caso cacciatore in tedesco. Il fatto che viene fatto entrare dentro l’albero di Eren, fa capire benissimo la ciclicità della storia.
Da quando il manga si è concluso nel 2021, ci sono state molte discussioni sulla scelta dell’autore di dare una svolta antagonista ad Eren. E in generale molte polemiche e proteste si sono susseguite sul significato del finale della storia. Hajime Isayama in una recente intervista per il blasonato New York Times, che già fa intendere l’importanza incredibile che ha raggiunto quest’opera, parla delle sue scelte. Di seguito alcuni estratti dalla chiacchierata incentrata sul controverso finale de L’Attacco dei Giganti:
Quanto del finale del manga avevi in mente quando hai iniziato a scriverlo? E quanto è cambiato lungo il percorso?
Isayama: Era più o meno lì fin dall’inizio, una storia che comincia con la vittima che poi in seguito diventa l’aggressore. Questo avevo in mente di fare. Lungo il percorso, alcune cose non sono andate come previsto e ho adattato e arricchito alcuni aspetti. Ma direi che il succo e il finale della storia non è cambiato molto.
C’è un punto molto controverso in cui Armin, che sta lottando per annientare il piano di distruzione di massa di Eren, sembra giustificare le sue azioni. Puoi parlarci del significato di quella conversazione?
Isayama: Il mio pensiero non era che Armin stesse davvero cercando di allontanare Eren per amore della giustizia o altro. Voleva piuttosto assumersi una responsabilità congiunta per come le cose sono degenerate. Voleva spiegare di essere suo complice per avergli mostrato il libro del mondo esterno. Per diventare complice però, Armin ha dovuto usare parole molto forti per convincere Eren che i suoi peccati erano anche suoi. Gli dice infatti: “ci vediamo all’inferno”. Questo era l’intento dietro quella conversazione.
C’è una scena in cui Eren si scusa con un bambino per la carneficina che sta per commettere e dice che era deluso dal mondo che aveva trovato oltre le mura. Cosa ci dice questo sulle sue motivazioni?
Isayama: Penso che questo si riferisca al fatto che Eren sognava di andare in un mondo fuori dalle mura dove non c’era niente e nessuno, una tabula rasa in cui essere libero. Non so davvero se sia una cosa positiva o negativa, e non so perché quello fosse proprio l’ideale che ho imposto ad Eren. Ma posso dire che, quando supera le mura, capisce che il mondo esterno non è poi così diverso e migliore di quello dentro le mura che ha sempre conosciuto.
Eren nell’episodio finale, dice che non aveva altra scelta che seguire il futuro che vedeva, che era impotente contro il potere del Gigante Fondatore. Armin gli chiede se è davvero libero. Stava dicendo la verità o era solo una scusa?
Isayama: La situazione di Eren in un certo senso si sovrappone alla mia storia. Quando ho iniziato questa serie, ero preoccupato che sarebbe stata cancellata, ma avevo già pensato al finale. Poi il mio manga finì per essere letto e l’anime guardata da un numero incredibile di persone in tutto il mondo. Questo mi portò ad avere un enorme potere con il quale non mi sentivo del tutto a mio agio. Proprio come Eren. Sarebbe stato bello se avessi potuto cambiare il finale ad un certo punto. Si suppone che scrivere manga sia liberatorio. Ma se fossi stato veramente libero, avrei potuto cambiare il finale. Il fatto però, è che ero legato a ciò che avevo originariamente immaginato da giovane per questa storia. E così, il manga è diventato una forma d’arte molto restrittiva per me. Gli enormi poteri acquisiti da Eren hanno finito per limitarlo allo stesso modo.
Il manga termina con il futuro di Paradis imbrigliato in un ciclo di guerre continue. Non c’è una fine al conflitto della tua storia?
Isayama: Immagino che avrebbe potuto esserci un finale in cui tutto si risolve per il meglio. Sarebbe stato possibile. Allo stesso tempo però, la fine totale dei combattimenti e della contesa tra le due fazioni in guerra, mi sembrava così banale e poco credibile. Semplicemente non è plausibile una cosa simile, pensate al nostro mondo reale ancora pieno di guerre continue. E così, purtroppo, ho dovuto rinunciare al lieto fine.
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Fonte: @NYTimes