In Giappone sta nascendo una mega organizzazione internazionale contro la pirateria
La pirateria è da sempre un problema del settore dell’intrattenimento in tutto il mondo, non solo in Giappone. Ma quando si tratta di anime e manga, che godono di un apprezzamento globale in continuo aumento, la cosa spesso diventa fuori controllo. E ormai non regge nemmeno più la scusa che sono prodotti che altrimenti non arriverebbero ovunque. Esistono da anni piattaforme come Netflix, Prime Video e Crunchyroll che distribuiscono ogni tipo di serie in modo legale in tutto il mondo.
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Ma questo non ha impedito ancora oggi a molti siti di caricare intere serie animate e manga scannerizzati illegalmente. Appena qualcuno viene bloccato ne nascono sempre di nuovi come funghi. Le società per la protezione del copyright di almeno dieci nazioni in tutto il mondo adesso dicono basta. E stanno formando un’alleanza letale per contrastare una volta per tutte l’odiata pirateria che impedisce anche di avere prodotti di qualità. Se il ritorno economico non c’è perché i guadagni vanno a chi carica illegalmente prodotti altrui, questo settore produttivo, notoriamente molto costoso, è destinato a morire.
Il prossimo aprile 2022 segnerà l’inizio della battaglia globale contro i pirati, partendo con un budget di 123 milioni di ¥ (crc. 1 milione di €). Questa Organizzazione internazionale, la cui sigla è IAPO, potrà meglio indagare e bloccare la distribuzione di contenuti illegali in tutto il mondo. Sarà gestito dalla Content Overseas Distribution Association (CODA) che conta 32 grandi membri mondiali. Le aziende che rappresenteranno IAPO in Giappone includeranno nomi del calibro di Studio Ghibli, Kadokawa, Toei e molti altri blasonati distributori di prodotti animati.
Il team di IAPO includerà anche società di produzione d’oltreoceano, in particolare Hollywoodiane. Come ad esempio la Motion Picture Association e persino Netflix. Il Giappone non è l’unico paese asiatico ad essere incazzato per il fatto che i propri contenuti vengano sistematicamente piratati in tutto il mondo. Anche la Copyright Society of China, così come la Korea Copyright Protection Agency, sono in trattative con altri colossi dell’intrattenimento per formare organizzazioni con lo stesso scopo.
CODA riporta che sia la rapida crescita della tecnologia 5G, che l’impennata della domanda di contenuti a causa della pandemia che ha costretto tutti in casa a guardare serie, ha spinto ancora di più la pirateria. Il problema è che praticamente il 99% delle volte i server con materiale pirata si trovano fuori dalla giurisdizione del Giappone, che quindi incontra notevoli difficoltà nello sventarli. Il coordinamento di azioni legali contro le violazioni del diritto d’autore a livello transfrontaliero possono essere davvero molto complesse anche per delle grandi società.
L’Organizzazione IAPO spera di snellire questo processo. Organizzerà anche simposi e seminari per sensibilizzare ancora di più l’opinione pubblica sull’argomento. Secondo Nikkei Asia tra gennaio e ottobre 2021 la pirateria in Giappone è costata solo agli editori di manga circa 800 miliardi di ¥ di perdite (crc. 6.2 miliardi di €).
Più del mercato totale nazionale delle pubblicazioni legali stimato in 600 miliardi di ¥ annuali (crc. 4 miliardi di €). Per quanto riguarda i danni all’estero, la pirateria solo negli USA fa guadagnare più di un trilione di ¥ (8.5 miliardi di €) ogni anno a chi ricarica illegalmente prodotti giapponesi. Questi soldi se andassero nelle tasche giuste sarebbero anche re–investiti in progetti animati sempre più ambiziosi, che invece così non vedranno mai la luce…
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