Il famoso brand di abbigliamento giapponese Uniqlo chiude tutti i negozi in Russia
Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina numerose società e brand internazionali hanno annunciato che non faranno più affari con la Russia. Una forma di guerra economica non violenta che viene spesso usata per colpire un paese invasore con lo scopo di indebolirlo dall’interno. E nelle ultime settimane è proprio questo quello che sta accadendo, a valanga tutti stanno chiudendo porte e abbandonando il terreno Russo.
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Tra i tanti marchi occidentali di moda che hanno chiuso i rapporti, più che con la Russia con Putin in realtà, ci sono anche Prada, Chanel, H&M, Zara e Gucci. Le motivazioni sono sia logistiche che di immagine. Nessuno vuole in alcun modo sembrare complice di una nazione che ne invade un altra.
Una eccezione a questo ragionamento l’aveva fatta il brand di abbigliamento giapponese Uniqlo. Il Giappone come nazione si è subito schierato contro l’invasione e l’affronto alla democrazia che Putin ha mosso verso l’Ucraina. Invece Uniqlo ha deciso inizialmente di tenere aperte le sue filiali russe. Ma perché?
Tadashi Yanai, CEO della società a capo di Uniqlo Fast Retailing, aveva giustificato questa decisone con un ragionamento che non sarebbe nemmeno troppo sbagliato in realtà:
“I vestiti sono una necessità vitale. Non dovrebbe pagare il popolo russo a causa delle azioni scellerate del suo governo.“
Ma questa posizione invece ha scatenato enormi critiche al brand, da più e più parti, sia nazionali che internazionali. Incluso Sergiy Korsunsky, l’ambasciatore ucraino in Giappone. Tanto che giovedì scorso Fast Retailing ha annunciato di aver deciso di fare dietro-front: sospendere tutte le operazioni in Russia. La nuova direttiva è di chiudere immediatamente tutti i 50 negozi Uniqlo russi fino a data da destinarsi. Questi rappresentano circa il 40% delle filiali europee della catena. Tantissime.
Subito dopo il cambio di idea sulla questione Russa, la società Fast Retailing ha annunciato anche una donazione di quasi 10 milioni di € all’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati. Tutti hanno pensato ad una mossa per redimersi agli occhi del mondo ma in realtà la donazione era già stata decisa la scorsa settimana. Prima delle critiche da parte dell’opinione pubblica e dell’ambasciatore Korsunsky.
La donazione comprende anche un totale di 200.000 capi di abbigliamento Uniqlo, coperte e mascherine da distribuire al popolo ucraino costretto a fuggire dalle proprie case a causa del conflitto. Ecco l’affermazione del CEO di Fast Retailing in merito alla nuova decisione di chiudere alla Russia:
“Siamo fortemente contrari a qualsiasi atto di ostilità. Condanniamo tutte le forme di aggressione che violano i diritti umani e minacciano l’esistenza pacifica degli individui”.
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Fonti: @NHK e @soranews24