Hayao Miyazaki non ha certo bisogni di presentazioni. E’ uno dei registi giapponesi più conosciuti al mondo, non solo parlando di animazione ma proprio di Cinema con la C maiuscola. Ha anche vinto un Oscar nel 2003 per il suo capolavoro La Città Incantata. E in quella occasione ha mostrato chiaramente di non essere un grande fan dell’America, soprattutto in quel preciso periodo storico.
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Infatti si rifiutò di andare fisicamente a ritirare il premio. Motivo? Sue testuali parole: “Non volevo visitare un paese che stava bombardando l’Iraq“. Pensiero coerente con il suo ben noto pacifismo sfegatato. In seguito ricevette un altro Oscar nel 2015, stavolta alla carriera. E quello lo andò a prendere di persona, dato che in quel momento l’America non era impegnata in nessun fronte.
In passato ci sono stati altri episodi in cui Miyazaki ha dimostrato sempre una certa insofferenza verso l’America. Quando il suo primo lungometraggio originale Nausicaä della Valle del vento (1984) stava per essere acquisito negli States, seppe che avrebbe ricevuto pesantissimi tagli e stravolgimenti: un accorciamento di 30 minuti, il cambio dei nomi dei personaggi e temi edulcorati per un pubblico di bambini.
Nel corso degli anni, la posizione politica di Miyazaki riguardo ai coinvolgimenti dell’America nei conflitti globali, più la sua avversione alla globalizzazione della cultura americana, è stata sempre incrollabile. “Anti-jeans, anti-hamburger, anti-pollo fritto, anti-cocacola, anti-caffè americano” dichiarò una volta quando gli chiesero quale fosse il suo pensiero.
Stando a diverse passate interviste, l’antipatia di Miyazaki per tutto ciò che è americano si estende anche al cinema. Ha sempre dichiarato che i film di John Ford sono stati una delle sue principali influenze visive. Ha persino confessato che il suo My Darling Clementine, in Italia Sfida Infernale (1946), è tra i suoi film preferiti di sempre. Ma per quanto riguarda altri famosi blockbuster americani non la pensa allo stesso modo. Anzi:
“Gli americani girano sempre delle scene in cui fanno esplodere qualcosa. Se ci sono dei nemici poi, allora va bene ucciderne un numero infinito. Anche nel film Il Signore degli Anelli funziona così. Se sei il nemico ci saranno uccisioni senza distinzioni tra civili e soldati. Questa cosa rientra nei danni collaterali”.
Miyazaki ha paragonato la politica visiva di enormi produzioni hollywoodiane come Il Signore degli Anelli alle politiche internazionali degli Stati Uniti. In particolare riferendosi al periodo della guerra in Afghanistan:
“Quante persone sono morte negli attacchi in Afghanistan? Anche ne Il Signore degli Anelli non si sono fatti problemi. Se leggeste il libro originale di Tolkien, capireste che i nemici che vengono uccisi senza rimorso sono in realtà asiatici e africani. Chi pur leggendolo non lo ha capito o lo ha ignorato sostenendo che si tratta solo di un fantasy, è un idiota”
In tutti i suoi lavori Miyazaki ha parlato appassionatamente di pacifismo e tremendamente della guerra. Per questo i film americani che trattano questi argomenti alla loro maniera non lo divertono affatto. Ad esempio è sempre stato molto critico anche sulla serie di film di Indiana Jones di Steven Spielberg, evidenziando la presenza in questi prodotti di un capitalismo post–colonialista tipico di grandi nazioni come l’America. Molte allegorie politiche e razziali nelle trame di questi film d’azione sono solo apparentemente innocenti e divertenti. Parole sue:
“Nei film di Indiana Jones c’è un uomo bianco che spara alle persone, giusto? I giapponesi che pensano che questo sia divertente, sono incredibilmente imbarazzanti. Non capiscono che sono loro quelli che vengono colpiti. Guardare questi film senza alcuna consapevolezza storica è incredibile. Non puoi capire come vieni visto da un paese come l’America”.
Queste interviste ovviamente sono vecchie, al giorno d’oggi Miyazaki si è un po’ ammorbidito e non fa più dichiarazioni così esplicitamente anti-americane. Attualmente poi, dopo aver rinunciato per l’ennesima volta ad andare in pensione, è impegnatissimo con il suo nuovo lungometraggio e non rilascia più dichiarazioni scottanti sui temi di attualità più disparati come faceva un tempo.
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Fonte: @faroutmagazine