Che cos’è la ‘sindrome di Parigi‘?
Forse non tutti sanno dell’esistenza di questa sindrome riscontrata in tutti i turisti del mondo, ma in particolar modo in quelli giapponesi. La ‘sindrome di Parigi‘ è una condizione psicologica negativa dovuta alla delusione riferita ad un luogo che si idealizzava e che, una volta visitato, non risponde alle nostre aspettative. Anch’io la prima volta che sono stata in Giappone avevo paura di provare questa sensazione, avendo sognato di visitarlo fin da bambina. Fortunatamente a me non è successo di restare delusa, anzi, l’esatto contrario. Ma so che invece ad alcuni turisti italiani è capitato.
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I nipponici sono uno dei popoli più soggetti a questa sindrome. In Giappone la capitale francese viene esageratamente mitizzata e quando qualcuno poi la visita rimane sconcertato di trovarla sporca, pericolosa e con abitanti e personale non particolarmente gentile con i turisti. Inoltre, a causa della loro ingenuità, gli asiatici sono spesso bersaglio di ladri e scippatori. Cosa che aggrava questa loro sensazione sgradevole quando viaggiano in occidente, Italia compresa. I giapponesi non sono abituati a doversi difendere dai ladri, le loro città sono sicure, pulitissime e il personale impiegato al pubblico è sempre gentile e servizievole per cultura.
La sindrome di Parigi è riconosciuta come un caso estremo di shock culturale psicologico quando si visita un paese straniero. Chi ne soffre ha sintomi come ansia, vertigini, sudorazione eccessiva e stordimento. Ma per quale motivo si chiama così e perché proprio i giapponesi sono i più colpiti?
La rivista psichiatrica francese Nervure riconosce la delusione di molti visitatori nipponici come causata dalle loro aspettative romantiche di Parigi. La ‘città delle luci’, dell’amore, della moda e delle persone glamour. In Giappone la Francia è molto popolare, ovunque è pieno di pasticcerie e boulangerie francesi, negozi di moda, Chanel, Louis Vuitton. E’ una mania, come lo è anche l’Italia con i suoi ristoranti, gelaterie, brand di moda. Ma nell’immaginario collettivo va forte anche più di noi.

Ogni anno circa sei milioni di giapponesi vanno a Parigi, è la città straniera che visitano di più in assoluto. Nella cultura giapponese è associata a film romantici come Il favoloso mondo di Amelie o d’animazione Disney come Ratatouille. La idealizzano come un luogo da favola. Quando poi si ritrovano dentro ad una città caotica, con molta sporcizia in giro, un servizio al cliente scortese e trasporti pubblici mediocri se paragonati a quelli giapponesi, alcuni turisti non riescono a sopportare che le loro aspettative vengano deluse.

La combinazione di esaurimento nervoso, barriera linguistica e culturale e nostalgia di casa, possono causare gravi disagi psicologici. L’ambasciata giapponese a Parigi rimpatria prima della fine delle vacanze, fino a 20 turisti all’anno. Li rimanda a casa accompagnati da un medico per assicurarsi che poi si riprendano dallo shock. Esiste un numero telefonico di assistenza h24 per chi si sente i sintomi di questa sindrome.
Il problema poi, sembra continuamente peggiorare invece di migliorare. Ultimamente sono stati segnalati anche molti casi di turisti cinesi con la sindrome di Parigi. Sono persone della classe media emergente che viaggiano all’estero per la prima volta e quindi non sono abituati allo shock culturale.
Il professor Hiroaki Ota, il primo che identificò la sindrome più di 25 anni fa, ha dei consigli per prevenirla. Oltre che cercare di abbassare le aspettative prima di un qualsiasi viaggio all’estero, afferma che esiste una sola cura: imbarcarsi subito in un volo di ritorno e non tornare mai più a Parigi o in qualsiasi altro luogo che provoca il disagio. Facile no?
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