Ragazza giapponese dai capelli castani fa causa alla scuola
I codici che regolano l’abbigliamento scolastico in Giappone sono molto rigidi. Una delle norme più conosciute anche all’estero, grazie agli anime e manga dove si vedono continuamente, è l’obbligo per gli studenti di indossare delle > divise scolastiche.
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All’interno delle norme sull’aspetto da tenere a scuola rientra anche il divieto di tingersi i capelli. Tutti i capelli arcobaleno che vediamo negli anime, ahimè, sono il contrario della realtà. La stragrande maggioranza dei giapponesi, quindi anche degli studenti delle scuole, ha i capelli naturalmente neri. E sono costretti a tenerli del loro colore naturale, almeno fino alla fine della carriera scolastica.
In Giappone però ci sono anche alcune persone con capelli naturalmente castani di diverse sfumature. Magari sono figli di genitori misti giapponesi e stranieri ad esempio. Ma se sei a scuola e ti vedono con dei capelli diversi dal colore nero considerato “normale“, possono intimarti di cambiarlo. Il colore marrone non è considerato naturale, si pensa che i capelli siano per forza schiariti o tinti. Cosa assolutamente vietata negli istituti scolastici giapponesi.
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Ma torniamo al caso specifico della ragazza della scuola superiore Kaifukan nella città di Habikino, prefettura di Osaka. Dal momento in cui si è iscritta le è stato ripetutamente detto che doveva tingere i capelli di nero. La studentessa ha specificato più e più volte che il castano fosse il suo colore naturale. Inutilmente.
La scuola ha continuato ad insistere e tre diversi insegnanti hanno addirittura esaminato le radici dei capelli della studentessa. La conclusione è stata che, avendole più scure, quella era la prova che la ragazza si stava decolorando la chioma.
La studentessa afferma che le veniva detto continuamente: “Se non ti tingi i capelli di nero, cioè non torni al colore naturale, allora non c’è più bisogno che tu venga a scuola.” Lei, sentendosi sempre sotto pressione ed angosciata, ha poi effettivamente smesso di frequentare le lezioni. La scuola ha quindi subito rimosso il suo nome dall’elenco degli studenti frequentanti.
In seguito la ragazza ha intentato una causa alla scuola chiedendo un risarcimento per danni morali di 2,2 milioni di ¥ (crc. 17.000€). La sentenza emessa dal tribunale distrettuale di Osaka ha stabilito che nessuna delle due parti fosse completamente nel giusto. Il giudice Noriko Yokota ha riconosciuto il diritto della scuola di stabilire e applicare le regole relative alla colorazione dei capelli dichiarando:
“Tali regole hanno uno scopo educativo ragionevole e legittimo e quindi il mantenimento della disciplina degli studenti è a discrezione della scuola. Non ci sono prove che la scuola ha costretto con la forza la ragazza a tingersi i capelli. Le radici della ragazza erano nere, gli amministratori le chiedevano solo di tornare ai suoi capelli naturali.”
La scuola però non è risultata completamente innocente. Il tribunale ha stabilito che le azioni dell’amministrazione dopo che la ragazza ha smesso di frequentare, come rimuovere il suo nome dall’elenco degli studenti e pure il suo banco, sono inaccettabili. Ha quindi stabilito un risarcimento di 330.000¥ (crc. 2.500€) alla ragazza.
L’importo è molto inferiore a quello che la studentessa aveva richiesto. Inoltre, la mancanza di qualsiasi condanna legale per la scuola l’ha lasciata completamente insoddisfatta. Il suo avvocato è rimasto deluso per il fatto che il tribunale abbia dato peso al particolare delle radici nere dei capelli della ragazza. Questo punto critico della contesa ha fatto sì che alcune organizzazioni educative come il Tokyo Board of Education, ora hanno preso posizione contro le eccessive pressioni sugli studenti con capelli non naturalmente neri.
Nel frattempo l’istituto Kaifukan afferma di non avere intenzione di appellarsi alla decisione. Ammette che d’ora in poi andrà più incontro ai ragazzi nelle giuste eccezioni alle rigide regole della scuola.
“Questo caso è stato un’esperienza di apprendimento. D’ora in avanti faremo maggiore attenzione a come guidare al meglio i nostri studenti.”
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