Il Giappone ha giustiziato Tomohiro Kato
Martedì scorso l’uomo giapponese responsabile della morte di sette persone ad Akihabara, è stato condannato a morte per impiccagione nel centro di detenzione di Tokyo. Nonostante le massicce proteste e il contraccolpo internazionale della notizia, il Giappone ha deciso di procedere alla pena capitale di Tomohiro Kato, 39 anni. Per chi non lo sapesse, USA e Giappone sono gli unici paesi del G7 che ancora non hanno abolito la pena di morte. Il Giappone poi, pare non ne abbia nessuna intenzione. Un sondaggio del 2019 ha mostrato che l’80,8% dei giapponesi è a suo favore.
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Kato nel 2008 era un normale impiegato salaryman di 25 anni che lavorava in una azienda di ricambi auto. Un bel giorno viene licenziato e la depressione che ne è derivata, più a suo dire il fatto di essere vittima di bullismo online, lo convincono a volersi vendicare sulla popolazione giapponese. Annuncia il suo intento criminale addirittura online in un forum qualche giorno prima. Sue testuali parole:
“Andrò a schiantarmi col furgone ad Akihabara e se diventerà inutile userò un coltello. Addio a tutti. Nessun rinvio, neanche se farà brutto tempo”.
E lo ha fatto davvero. Lunedì 8 giugno 2008 alle ore 12:30, un furgone Isuzu bianco, irrompe sulla folla nell’affollato quartiere degli anime e manga di Akihabara. Falcia tre persone davanti al negozio di elettronica Sofmap, uccidendole. Poi, non contento, scende dall’auto e comincia ad accoltellare gente a caso. Ne ammazzerà quattro e ne ferirà dieci. Sette le vittime totali tra investimenti e coltellate.
Alcuni filmati di sorveglianza, hanno mostrato che Kato due giorni prima della strage acquistava coltelli da caccia in un negozio del centro, scherzando con un commesso. Quindi, sia i messaggi nel forum che la prova evidente della premeditazione vista nelle telecamere, hanno confermato che era lucido e preparato a compiere un omicidio di massa.
Tomohiro Kato ha ricevuto la condanna a morte nel 2011, tre anni dopo l’arresto. Nel 2015 i suoi avvocati hanno provato a fare ricorso ma la pena rimase confermata. In Giappone i condannati a morte non sanno mai quando sarà il giorno in cui moriranno. Gli viene comunicato il mattino stesso in cui saranno impiccati dal boia. In questo caso specifico, la condanna è arrivata a 14 anni dal crimine.
Il Ministro della Difesa ha smentito che giustiziare Kato adesso sia correlato al recente assassinio dell’ex primo ministro giapponese Shinzo Abe. Anche se a rischiare la pena di morte sarà probabilmente anche il 41 enne Tetsuya Yamagami che lo ha ucciso a sangue freddo sparandogli lo scorso 8 luglio. Durante il mandato dell’attuale primo ministro Kishida, l’esecuzione di Kato è stata la seconda. Attualmente sono 107 i prigionieri in attesa di condanna a morte in Giappone, 61 di questi hanno chiesto un nuovo processo.
Nel 2018 in Giappone sono state giustiziate 15 persone, tra cui il leader del culto di Aum Shinrikyo che provocò l’attacco terroristico con gas Sarin nella metropolitana di Tokyo che causò la morte di 13 persone e migliaia di feriti. Nel 2021 invece sono stati solo 3 i condannati.
Azioni criminali come quelle perpetrate da Kato e Yamagami sono rarissime in Giappone. Tokyo è considerata una delle megalopoli più sicure del mondo ed in generale i carceri giapponesi sono quasi vuoti. Anche se in USA esiste la pena di morte come in Giappone, non c’è proprio paragone tra i due paesi in fatto di sicurezza pubblica e quantità di detenuti. Cosa che dimostra che non si tratta di un deterrente valido per impedire alle persone di delinquere. E’ una questione di mentalità.
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Fonte: @japantoday