5 consigli per sopravvivere in Giappone senza sapere il giapponese

A differenza di molti altri paesi asiatici, l’inglese in Giappone non è così diffuso. La necessità di imparare la lingua più utile al giorno d’oggi, soprattutto per viaggiare, non è molto forte tra i giapponesi. Nemmeno tra i giovani studenti. In tanti sostengono di non avere alcun interesse ad impararlo per lasciare il paese, neanche per future necessità di lavoro. Ecco allora 5 consigli per sopravvivere in Giappone senza sapere il giapponese

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Insieme alla mancanza di persone che parlano inglese, non c’è neanche una segnaletica internazionale molto diffusa. Solo nelle grandi metropoli troviamo cartelli e menù dei ristoranti tradotti. Quindi se abbiamo in programma un futuro viaggio in Giappone, o addirittura sogniamo di trasferirci un giorno, potrebbero essere utili inizialmente alcuni trucchetti.


5 consigli per sopravvivere in Giappone senza sapere il giapponese

1. Imparare qualche frase base

Un requisito essenziale per visitare qualsiasi paese, è ovviamente conoscere qualche frase della lingua locale. Bastano frasi semplici: buongiorno, arrivederci, grazie, mi dispiace, mi scusi, aiuto. Sono la chiave per facilitarsi le attività quotidiane più semplici. Anche avere sempre dietro un piccolo > frasario cartaceo tascabile può essere d’aiuto. Perché si sa che in viaggio non sempre è possibile connettersi alla rete.

È probabile che la maggior parte dei giapponesi conoscano alcune frasi base in inglese ma sono sempre molto timidi e non si buttano nella conversazione. Spesso fanno anche finta di non capire perché si vergognano, pensando umilmente di non essere abbastanza bravi. Saranno molto grati vedendo uno straniero sforzarsi nel parlare la loro lingua. E ancora più felici e disponibili, di quanto possono già essere normalmente, ad aiutarci in caso di bisogno.

5 consigli per sopravvivere in Giappone senza sapere il giapponese


2. Conoscere i gesti 

Imparare i gesti di una cultura diversa dalla propria per comunicare meglio, in Giappone potrebbe essere quasi indispensabile. Non tutti sono universali e ci sono alcuni trucchi per evitare possibili incomprensioni che è meglio tenere a mente.

° Un pollice in su significa universalmente buono, giusto,  in tante culture, praticamente tutte. Il pollice in giù significa il contrario. In Giappone invece è il simbolo associato alla morte. Quindi non dovrebbe essere assolutamente usato pubblicamente. Il simbolo in Giappone si fa creando una forma a O attorno alla testa con le braccia. Al contrario il simbolo di no si fa creando una X davanti al petto. Oppure si può anche agitare una mano tesa davanti al viso.

° Indicare con il dito un oggetto o una persona, è considerato molto scortese in Giappone. Se dobbiamo proprio farlo meglio usare il palmo aperto della mano e dirigerlo verso una di queste cose. Il dito lo possiamo usare invece per indicare noi stessi, puntato verso il nostro naso.

° Quando siamo in un’area affollata ed abbiamo fretta, un gesto di movimento della mano ripetuto su e giù può essere usato per muoversi più velocemente. A questo gesto infatti molti si sposteranno per farci passare.

° Noi siamo abituati a strofinare la punta del pollice contro l’indice e il medio per simboleggiare il denaro. In Giappone usano l’okay fatto con le dita ma capovolto (immagine sopra).

° Per chiedere il conto al ristorante invece si fa una piccola X con le dita della mano davanti a noi.


3. Daijoubu 大丈夫

Tecnicamente daijoubu rientra nella stessa categoria delle frasi e parole base giapponesi. Questo termine però merita un capitolo tutto suo. E’ davvero un’espressione salvifica in molteplici situazioni se ci troviamo in Giappone. Daijoubu ha tantissimi significati: bene, va bene, sto bene, va tutto bene, non preoccuparti, non c’è problema, andrà bene, lo farò. Si usa anche in modo interrogativo per chiedere a qualcuno: Stai bene? Va tutto bene? E’ tutto ok?

Può essere combinato con un numero di parole e situazioni infinite. Se siamo turisti poi questa frase può essere davvero troppo utile. Possiamo semplicemente indicare un’area o mimare un’azione a qualcuno e chiedergli daijoubu? In alcune situazioni può essere abbastanza per salvarci dal non infrangere qualche strana regola o commettere errori imbarazzanti.


4. Accorciare il più possibile le frasi 

Quando si parla in inglese a qualcuno che lo capisce poco è importante ricordare di accorciare il più possibile quello che vogliamo dire. E soprattutto usare frasi semplici. Ad esempio, se siamo alla Stazione e abbiamo bisogno di aiuto per trovare uno specifico treno, non dovremmo chiedere in inglese: ‘Excuse me, which train goes to Osaka? (mi scusi, quale treno va ad Osaka?) Meglio dire al nostro interlocutore solo: Osaka? Indicando col dito i treni o le piattaforme.

Bisogna ricordare anche che la pronuncia dell’inglese in Giappone è spesso molto storpiata. Quindi anche se noi lo parliamo abbastanza bene, potrebbe essere inutile nella maggior parte dei casi. I giapponesi usano molte parole inglesi quando parlano ma sono completamente giapponesizzate (quindi stravolte) per essere scritte in katakana, il loro alfabeto per le parole straniere. Preparatevi ad imparare quindi una nuova lingua fino ad ora sconosciuta: l’engrish. Ovvero uno stranissimo inglese con pronuncia giapponese.


5. Imparare qualcosa dell’etichetta

Allo stesso modo dei gesti, anche imparare come ci si comporta correttamente in pubblico in Giappone, può aiutare a comunicare in modo rispettoso anche senza parlare. Ecco alcuni modi in cui possiamo farlo:

° Quando si incontra qualcuno per la prima volta, non si stringe mai la mano in Giappone. Meglio fare anche solo un piccolo cenno con la testa. L’inchino vero e proprio invece si fa con una postura diritta. Si sposta leggermente la parte superiore del corpo verso il basso con un angolo variabile, massimo di 45 gradi. Gli uomini di solito tengono le braccia lungo i fianchi, mentre le donne possono unire le mani davanti al grembo. L’inchino si può fare anche per mostrare gratitudine a qualcuno o per scusarsi in modo formale.

° Aspirare rumorosamente mentre si mangia della pasta in brodo è qualcosa che la maggior parte delle persone al mondo non apprezza. In Giappone invece farlo, soprattutto mangiando ramen, significa far sapere al cuoco che ci stiamo godendo il pasto. Mangiare rumorosamente non è affatto una brutta cosa in Giappone.

° Soffiare il naso in pubblico invece è considerato pessimo. Perché per i giapponesi diffondere i propri germi in giro è molto irrispettoso verso il prossimo. Per questo, anche in tempi preCovid, in Giappone se qualcuno era raffreddato già usava normalmente la mascherina in contesti affollati.

° Quando si ricevono regali di qualsiasi tipo, è opportuno usare entrambe le mani per prenderli. Esaminare l’oggetto e non metterlo subito via. Finché la persona non è fuori dalla nostra visuale non dobbiamo infilarlo in tasca o in borsa. Questo dimostra rispetto e gratitudine per il regalo.


Extra: traduttore simultaneo vocale 

Spesso penso a quanto siamo fortunati a vivere in un tempo così tecnologicamente avanzato. Pensate a tutte quelle persone che hanno viaggiato in passato usando solo mappe cartacee e sorrisi per cavarsela in qualsiasi situazione problematica. Anche se può essere imbarazzante all’inizio, una volta che ci si abitua ad usarlo in pubblico un traduttore simultaneo vocale offline (senza internet) può essere una vera e propria salvezza.

Se invece preferiamo avere una sim giapponese con connessione internet, basta anche solo utilizzare l’app Google Translate. Non solo ha la traduzione vocale ma con la fotocamera possiamo inquadrare delle frasi scritte in kanji (ad esempio in un menù) e vederle tradotte. L’unico motivo per cui non è ancora diffusissimo il suo utilizzo è che spesso traduce in modo errato o approssimativo e può far fare brutte figure. Quindi è importante non basarsi solo su Translate ed avere anche le altre abilità che ho descritto sopra.

Non sto in alcun modo suggerendo di rinunciare a studiare anche un minimo di giapponese perché esistono scorciatoie tecnologiche per comunicare. Se ci mettiamo d’impegno anche da soli si possono avere buoni risultati. Ne ho parlato già in questo post dedicato ai > 5 consigli per imparare il Giapponese da autodidatta.

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