10 parole che riassumono l'enigmatico modo di pensare dei giapponesi

10 parole che riassumono l’enigmatico modo di pensare dei giapponesi

Il modo di essere e di agire dei giapponesi provoca sempre molta curiosità negli occidentali. Alcune delle enigmatiche risposte che un giapponese può dare quando gli viene fatta una domanda, sono sempre molto interessanti se analizzate. Di seguito trovate un elenco di 10 parole che riassumono l’enigmatico modo di pensare dei giapponesi per provare a comprenderli meglio.

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In Giappone le parole che vengono usate e i concetti che simboleggiano sono spesso intraducibili, assenti nelle altre lingue. Molti pensieri sofisticati, che arrivano dagli albori della lingua giapponese, sono magistralmente sintetizzati in poche parole pregne di significato.


10 parole che riassumono l'enigmatico modo di pensare dei giapponesi

1. Shoganai 

La parola giapponese shoganai しょうが な い si usa per esprimere l’accettazione delle cose che succedono fuori dal nostro controllo. Causate da forze maggiori che non possono essere evitate in alcun modo. Infatti si usa spesso per incoraggiare le persone ad andare avanti se capita qualcosa di imprevedibile. In italiano potrebbe essere l’equivalente di “non c’è modo di evitarlo” ed è un principio filosofico intraducibile in un unica parola.Questo concetto è molto utile per capire un’ampia gamma di fenomeni sociali del Giappone, inclusa la proverbiale capacità del paese di riprendersi in fretta da guerre e calamità naturali. La conseguenza negativa è che le persone non sono abituate a lamentarsi di quello che non va bene. Questo spiega il diffuso disinteresse dei nipponici per la politica, che consente spesso ai potenti di turno di attuare misure impopolari senza rischi di rimostranze.


10 parole che riassumono l'enigmatico modo di pensare dei giapponesi

2. Fuubutsushi

Più che un sentimento, fuubutsushi nasconde un’immagine, quasi un acquerello, che tenta di restituire una sensazione completamente estetica. La parola è infatti composta dall’unione dei tre ideogrammi 風 物 詩 che singolarmente sono vento, cose e poesia.

Letteralmente si può tradurre con “cose che evocano ricordi di una particolare stagione” e descrive una sorta di nostalgia, diretta anche verso il presente. Ad esempio quando un giapponese contempla un ciliegio in fiore, sa che è fiorito nel passato e quindi ha la triste consapevolezza che sfiorirà nel futuro. Tutto questo fa parte del tipico fascino per l’effimero che tanto attira questo popolo.


10 parole che riassumono l'enigmatico modo di pensare dei giapponesi

3. Giri e Ninjo 

Queste due parole che vanno a braccetto, potrebbero essere tradotte come “il dovere contro l’emozione”. Giri è il dovere che deriva dal lavoro, dalla famiglia e dai rapporti interpersonali. Un senso del dovere così profondamente radicato nei giapponesi che lo considerano essenziale per garantire l’armonia sociale di tutta la collettività.

Ad esempio, un cameriere ha il dovere di fornire un ottimo servizio ai clienti. Se un cliente è difficile, il cameriere può provare l’emozione della rabbia, un tipo di ninjo. Ma il dovere deve sempre prevalere in questi casi, un po’ come capita con il nostro motto “il cliente ha sempre ragione”.


10 parole che riassumono l'enigmatico modo di pensare dei giapponesi

4. Fukinsei

Il concetto, derivante dal buddismo Zen, fukinsei 不均整 identifica l’asperità, l’asimmetria. E’ praticamente agli antipodi del nostro concetto occidentale di bellezza classica basata su proporzioni idealizzate.

Riuscire a vedere la bellezza in ciò che è storto, incompleto, spezzato ed inesatto, avvicina alla bellezza della spontaneità e casualità della natura. E questo secondo i giapponesi provoca un godimento estetico molto più sottile di quello suscitato dalle forme troppo perfette. Questo concetto è estremamente visibile ad esempio nell’arte dell’> Ikebana.


5. Bimyō 

Stando al dizionario, il significato di questa parola è “delicato, lieve”. Ma nella vita giapponese di tutti i giorni il concetto di bimyō 微妙 è molto di più. Esprime infatti un loro proverbiale senso di incertezza che potrebbe essere tradotto come “non mi convince più tanto“. Lo si può attribuire sia ad un pensiero che ad una condizione fisica.

Si può usare bimyō quando ad esempio si pensa ad un colloquio di lavoro sul quale esito positivo non nutriamo molte speranze. Oppure può simboleggiare una situazione poco chiara in generale. Ma anche più banalmente un abito che vedendolo in vetrina ci ispira ma poi quando lo proviamo, pur stando bene, non ci convince fino in fondo.

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