10 cose sull'etichetta comportamentale giapponese

10 cose sull’etichetta comportamentale giapponese 

Tutti quelli che un minimo già conoscono il Giappone sanno che è il paese delle regole strane per eccellenza. I giapponesi non si capisce perché, riescono a trasformare qualsiasi semplice azione in un cerimoniale ben preciso. Ecco 10 cose sull’etichetta comportamentale giapponese che potrebbero rendere la vita dura agli stranieri.

Canale TELEGRAM! > Unitevi per rimanere aggiornati! 

Quando un occidentale si trova in questo paese, sia per turismo ma soprattutto per lavoro o business, deve rimboccarsi le maniche. Esistono davvero mille sfumature comportamentali in questa cultura tanto affascinante quanto indecifrabile.


10 cose sull'etichetta comportamentale giapponese

1. Un titolo per ogni persona

In tutti i paesi più o meno, ci si rivolge alle persone chiamandole per nome o cognome. Ma questo in Giappone potrebbe non essere abbastanza. Solitamente un giapponese si rivolge a qualcuno di generico chiamandolo con cognome + san. L’equivalente del nostro Signor + cognome. Ma può non essere sufficiente. Questo perché il titolo che si deve usare cambia in base alla persona a cui ci si rivolge e al contesto lavorativo-scolastico-sociale in cui ci troviamo.

– Cognome o nome + kun: nel caso di un amico. Si usa spesso il cognome anche se ci si conosce bene.

– Nome + chan: si usa con i bambini, membri femminili della famiglia, amici strettissimi e fidanzati.

– Cognome + sama: è il titolo di massimo rispetto. Si usa con anziani, personalità importanti e divinità.

Senpai: si usa con colleghi di lavoro o compagni di scuola più grandi o più esperti.

Kohai: è il contrario di senpai, sono i colleghi o compagni più giovani o inesperti.

Sensei: si usa con insegnanti, medici, scienziati ma anche politici e figure autorevoli in genere.

shi: questo titolo si usa esclusivamente quando si scrive formalmente a qualcuno.


10 cose sull'etichetta comportamentale giapponese

2. Non si tocca!

Toccare qualcuno, anche accidentalmente, in Giappone è considerato molto scortese. Invadere lo spazio personale dell’altro, soprattutto di una persona che non si conosce o si conosce poco, non si dovrebbe mai fare. E se proprio dobbiamo o vogliamo farlo, meglio prima chiedere il permesso.

Noi occidentali siamo abituati a toccare le persone, anche per strada. A dare la mano, dare pacche sulle spalle, a baciarle per salutarle (pre-Covid ovviamente). In Giappone questo non si fa mai. Pensate che prima del 1945 il bacio, anche solo sulla guancia, negli spazi pubblici era proprio vietato dalla legge. Chi veniva sorpreso veniva multato per violazione dell’ordine pubblico.


10 cose sull'etichetta comportamentale giapponese

3. Non si guarda negli occhi!

Anche guardare le persone dritte negli occhi è considerato disdicevole in Giappone. Ecco perché i giapponesi spesso se ne stanno a testa bassa anche mentre ci stai parlando. Per noi è una cosa pessima che una persona con cui si parla non ci guardi in faccia, come se avesse qualcosa da nascondere. In Giappone è l’esatto contrario.

Negli anime si vedono spesso persone che parlano insieme addirittura dandosi le spalle… una cosa che ho sempre considerato molto strana. Ci credo che la comunicazione con loro sia spesso complicata. Come si fa a parlare con qualcuno che guarda da un’altra parte?


10 cose sull'etichetta comportamentale giapponese

4. Biglietti da visita come se piovessero

In Giappone scambiarsi biglietti da visita cartacei è pane quotidiano in molte situazioni, soprattutto negli ambienti lavorativi e commerciali. La cosa però ha un cerimoniale molto preciso e abbastanza difficile da capire ed attuare per uno straniero.

– Il biglietto quando viene dato deve avere le scritte rivolte dalla parte del ricevente.

– Si passa rigorosamente con entrambe le mani.

– Durante uno scambio simultaneo di biglietti, chi ha una gerarchia lavorativa o sociale inferiore all’altro, deve tenerlo più in basso.

– Appena ricevuto un biglietto bisogna guardarlo qualche istante e non metterlo subito via, sarebbe scortese. Soprattutto mai metterlo distrattamente in tasca.


10 cose sull'etichetta comportamentale giapponese

5. Galateo dell’ascensore

In Giappone, soprattutto nelle enormi metropoli, ci sono una quantità di ascensori davvero incredibili. Non solo per raggiungere tutti i piani dei grattacieli, ma anche per andare sottoterra. Infatti c’è tantissima vita nel sottosuolo, tanta quanta in superficie.

Un dedalo di stazioni della metropolitana, centri commerciali e ristoranti che arrivano anche molto in profondità. Quasi come se esistessero delle città sotterranee a specchio sotto quelle all’aperto. E per spostarsi su è giù sono disseminate di scale mobili e ascensori ovviamente.

– I primi che entrano in un ascensore diventano automaticamente i conducenti che lo manovrano con la pulsantiera.

– Il “pilota” dovrà anche gestire la porta ad ogni piano, se qualcuno sta per entrare dovrà fare in modo che non si chiuda lasciandolo fuori.

– Se siamo turisti alle prime armi in Giappone, il consiglio è di non entrare mai per primi in un ascensore. Aspettiamo un locale che sa perfettamente come procedere.

Seconda pagina —>

(spezzo per far aprire prima le pagine)