10 cose sulla scuola in Giappone

10 cose sulla scuola in Giappone: inferno degli esami

Il periodo è perfetto per parlare della scuola, in particolare degli esami e delle differenze tra quelli italiani e quelli giapponesi. I due sistemi scolastici sono diversi da molti punti di vista: sicuramente la scuola giapponese è più rigida, competitiva e stressante per uno studente ma l’efficienza, le strutture moderne ed attrezzate e l’organizzazione perfetta di un sistema tra i più egregi al mondo, la rende un modello da imitare per gli altri paesi.

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Per quanto riguarda gli esami il modello è meno allettante dato che gli stessi studenti chiamano il loro sistema scolastico ‘shiken jigoku, ovvero inferno degli esami. Questo a causa dei difficili test di ammissione che prevede ogni volta che si cambia scuola e si sale di grado.


10 cose sulla scuola in Giappone

1. La maturità non esiste

La prima differenza che forse fa più impressione è che in Giappone gli esami di maturità non esistono. Per ottenere il diploma della scuola superiore non c’è un vero e proprio esame di Stato finale. Ci sono invece tanti esami, soprattutto test scritti (gli orali praticamente non esistono), disseminati durante l’anno. E variano a seconda del tipo di scuola (pubblica o privata) e delle materie che si studiano. Gli studenti italiani potranno pensare che la cosa sia fantastica ma in realtà non è così bella come sembra.

Gli esami ci sono sempre e sono quasi tutti difficilissimi e stressanti test mnemonici. Per non parlare poi dei temutissimi esami di ammissione per entrare in una nuova scuola o all’Università. Quindi se dovessi scegliere non saprei quale delle due situazioni sia migliore dal punto di vista di uno studente. Forse è meglio un unico grosso esame finale come il nostro. Una volta fatto siamo finalmente e veramente “liberi”! Almeno fino ai primi esami all’Università…


10 cose sulla scuola in Giappone

2. Il portafortuna agli esami è un Polipetto

Uno dei rituali più classici per superare gli esami in Giappone è quello di tenere sopra la scrivania o il banco un polipo di peluches. Ma perchè?

Polipo in giapponese si dice Tako ma si usa anche Octopus. L’inglese viene sempre traslitterato in Katakana, l’alfabeto sillabico utilizzato per le lingue straniere e quindi diventa “okutopasu“. Questa parola può essere letta anche come una frase: dividendola in sillabe diventa “oku to pasu“, letteralmente “se lo appoggi, passi“. E’ grazie a questa “frase di augurio” che il polipo è stato eletto come supremo portafortuna dagli studenti che lo “appoggiano” a fianco a loro mentre studiano per “passare” gli esami.


10 cose sulla scuola in Giappone

3. La scuola privata è la normalità

In Italia la scuola pubblica è la norma e la scuola privata un lusso per pochi mentre in Giappone è l’esatto contrario. Gli istituti privati sono molto gettonati dato che sono gli unici che consentono di ottenere un diploma valido poi per entrare nel mondo del lavoro. Oltre che essere attrezzatissimi di ogni struttura immaginabile, sportiva e non.

Così i genitori spesso fanno enormi sacrifici per mandare i propri figli nelle scuole più care e prestigiose. Il rango dell’università in cui ci si è laureati determina più o meno quello dell’attività lavorativa che poi si andrà a fare. Oltre che ovviamente l’accesso a una certa condizione sociale e il successo che ci si può aspettare di ottenere nella vita. Le aziende più importanti tendono sempre più a reclutare i laureati di cui hanno bisogno nelle università più prestigiose del Giappone.


10 cose sulla scuola in Giappone

4. Gli esami sono per entrare e non per uscire

La corsa agli istituti più eccellenti fa si che ci siano degli esami di ammissione sempre più rigidi, per cui gli studenti arrivano a studiare anche 12 ore al giorno per entrare in un istituto considerato particolarmente prestigioso. Quindi la faticaccia maggiore che si deve fare è quella di studiare per entrare in una scuola, solitamente le ammissioni sono tra gennaio e marzo. Ma poi quando si è dentro gli esami che dovremo affrontare saranno spalmati durante l’anno senza temuti esami finali.

Gli studenti giapponesi chiamano il loro sistema scolastico “shiken jigoku, ovvero inferno degli esami a causa dei difficili test di ammissione che sono tenuti a sostenere ogni volta che salgono di grado scolastico. Nel caso si tenti e si fallisca un esame di ammissione universitario, spesso si diventa un ronin (samurai senza padrone), come Godai dell’anime e manga Maison Ikkoku di Rumiko Takahashi. Ovvero chi studia per un anno intero da solo a casa per poi ritentare nuovamente il test d’ingresso.

Questo genera anche il grosso problema dell’isolamento sociale nei giovani e può degenerare nel triste fenomeno degli hikikomori, ovvero gli autoreclusi in casa. Nello specifico caso di Godai questo problema non si poneva dato che aveva dei vicini di appartamento anche troppo socievoli! Per approfondire l’argomento hikikomori leggete anche l’articolo > Hikikomori: quando la tua stanza è la tua prigione volontaria


10 cose sulla scuola in Giappone

5. La competizione opprime gli studenti

Il sistema scolastico giapponese è fatto appositamente per stimolare ai massimi livelli la competizione, non solo tra compagni della stessa scuola ma anche a livello nazionale. Esistono infatti delle graduatorie pubbliche, esposte periodicamente dopo ogni sessione di esami: quante volte negli anime abbiamo visto la scena in cui il protagonista si avvicina timoroso ai tabelloni delle graduatorie per vedere il suo piazzamento? Questo tipo di impostazione può avere degli esiti positivi (abituarsi alla meritocrazia) ma anche negativi: uno studente con un basso rendimento scolastico si sentirà umiliato, si butterà giù o si metterà a studiare in modo ossessivo. E’ evidente come un tale sistema faccia crescere a dismisura la pressione, soprattutto sui ragazzi che non hanno la tempra per sostenerlo.

Molti studenti, e non solo quelli meno dotati, frequentano speciali scuole preparatorie private dette Juku, solitamente la sera o nei fine settimana, per prendere lezioni supplementari e prepararsi meglio agli esami di ammissione per l’anno successivo. Quindi è normale che molti ragazzi e aspiranti universitari (ma spesso anche bambini delle elementari), dopo la scuola e le attività pomeridiane dei club, frequentino anche queste sorte di ripetizioni che spesso durano anche fino alle 11 di sera.

Il ruolo dei genitori influisce molto sulla competitività scolastica: è normale che spendendo molti soldi per l’istruzione dei figli nelle migliori scuole private, li mettano inesorabilmente nella condizione di non poter deludere le pesanti aspettative riposte in loro.

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